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28/3- Alessandro Messi: «L’anno prossimo tornerò a sciare»
Il presidente della FISI di Trieste si sta riprendendo dopo l’incidente di gennaio
Marzo 28, 2011
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28-3-2011 L’incidente porta la data del 13 gennaio. Alle 12.35 il presidente del comitato provinciale Fisi di Trieste nonché vicepresidente dello Sci club 70, Alessandro Messi, 57 anni stava per terminare una discesa di allenamento lungo la pista Busa Grande a Piancavallo. Ha perso il controllo degli sci forse a causa di una spigolata. E’ finito contro le reti di protezione battendo la testa contro una roccia. Inizialmente ha perso conoscenza. Poi è stato trasportato all’ospedale di Pordenone con l’ambulanza poiché l’elicottero non si è potuto alzare in volo a causa della nebbia. Alessandro Messi era impegnato, con i compagni di squadra, negli allenamenti in vista dei campionati nazionali Fisi della categoria Master, gara in programma il sabato e la domenica successiva. 

«Non ricordo nulla del mio incidente, di quando sono caduto quel giorno a Piancavallo. Ora, per fortuna, sto bene. Ma è stata un’esperienza dura». Le parole sono di Alessandro Messi, 57 anni, il presidente provinciale della Fisi e vicepresidente dello Sci club 70, rimasto vittima tre mesi fa di uno spaventoso schianto avvenuto lungo la pista “Busa grande” durante le prove di una gara Master alla quale avrebbe dovuto partecipare due giorni dopo. Messi è stato dimesso da alcune settimane dall’ospedale di Pordenone dove era stato ricoverato in rianimazione. Ora ha ripreso a lavorare. Fa l’ingegnere. Ora che è tutto è finito, può dire che è stato imprudente? «Ero in allenamento quel giorno. Forse avevo fatto correre un po’ troppo gli sci. Se uno fa agonismo si cerca di dare il massimo. Questo succede anche in allenamento, magari per un paio di discese si spinge. Poi si va più tranquilli. Se no, non avrebbe senso fare gare. E’ vero, si rischia sempre un po’ di più». L’incidente è stata allora una fatalità? «Sì, in un certo senso. Il fatto di cadere bisogna metterlo in preventivo. Sono cose che possono succedere. Quest’anno mi ero anche preparato fisicamente. Non so perché è accaduto. Ripeto: non ricordo nulla, nemmeno quando sono arrivato quel giorno a Piancavallo. Mi hanno spiegato che succede sempre così». Parliamo più in generale della sicurezza sulle piste: quest’anno ci sono stati tanti, anzi troppi incidenti. Tra gennaio e febbraio 14 sono stati i morti su tutto l’arco alpino e 13 i feriti gravi. «E’ vero, ora le piste sono molto frequentate. Bisognerebbe obbligare tutti a indossare il casco. E poi la gente dovrebbe essere più prudente. Io ero in allenamento e la pista era riservata a noi che dovevamo gareggiare. Ma occorre più prudenza. Secondo lei è realizzabile il contingentamento degli ingressi sulle piste nei giorni di affollamento? «No, sarebbe impossibile. Ci sono troppi interessi. La verità è che sono necessari più controlli. Occorre che chi scia e va oltre le proprie possibilità venga fermato. Ci vuole più sorveglianza sulle piste. Non è necessario che siano i poliziotti o i carabinieri. Ma è sufficiente per esempio utilizzare gli agenti del corpo forestale. Dobbiamo considerare che lo sci è anche turismo. E le attività economiche ne hanno un beneficio». Lei è presidente provinciale della Fisi. Sono prudenti i triestini sulle piste? «Posso dire che in genere si comportano con correttezza e responsabilità. Qui c’è una grande tradizione. Il problema è semmai quello degli sciatori dell’Est. A volte non hanno una preparazione tecnica adeguata e soprattutto i ragazzi sono spericolati. Si comportano sulle piste un po’ come facevamo noi vent’anni fa». Il difetto dei triestini? «L’esibizionismo. Lo sport non è la tuta griffata o gli sci speciali. Ma è divertimento sano. E anche impegno in certi casi agonistico». E’ già tornato sulle piste? «No. Lo faro l’anno prossimo. Ho ancora dei problemi alle costole causati dall’incidente. Penso che farò un po’ di fondo…» .

di Corrado Barbacini, dal Piccolo