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1/12/2012 – Freestyle: La baby Giorgia Bertoncini vuol saltare più in alto ” Sogno il podio mondiale”
    Intervista by Bergamo  News – Chi ha detto che una ragazza di diciotto anni non può volare? Chiedete a Giorgia Bertoncini, bergamasca doc che si divide tra la casa di famiglia di Longuelo e la terra svizzera di Gordola, dove dal 2009 studia e si allena. Lei, che vive sugli sci da quando aveva tre anni, le sue giornate
Dicembre 1, 2012
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Intervista by Bergamo  News –

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Chi ha detto che una ragazza di diciotto anni non può volare? Chiedete a Giorgia Bertoncini, bergamasca doc che si divide tra la casa di famiglia di Longuelo e la terra svizzera di Gordola, dove dal 2009 studia e si allena. Lei, che vive sugli sci da quando aveva tre anni, le sue giornate le passa tra i banchi di scuola e i compagni di classe, come una ragazza qualunque, ma, una volta suonata l’ultima campanella della mattinata, si trasforma e inizia la sua personale sfida alla forza di gravità e alla neve. Solo così può continuare la sua crescita professionale, quella stessa crescita che l’ha portata perfino a vestire l’azzurro di freestyle, rendendo i salti nel vuoto, i volteggi al limite del possibile e la velocità pazzesca il suo pane quotidiano.

Un gioco? Nient’affatto. Giorgia, infatti, oggi vive questa disciplina quasi come un lavoro a tempo pieno, lavoro che negli ultimi tempi le ha permesso di girare il mondo. E, dopo l’ottimo settimo posto conquistato nello slopestyle a Ushuaia, in Argentina, ora la bella diciottenne è pronta per affrontare la prima prova di Coppa del Mondo a Ruka, in terra finlandese: “Questo per me è un anno veramente importante – ha spiegato la baby atleta di Longuelo – perché è quello che mi sta facendo gettare le basi in vista delle Olimpiadi del 2014”.

Ci sono da confermare gli ottimi risultati ottenuti nell’ultimo anno, non è così?

“Esatto, devo confermare il quarto posto dello slopestyle e l’ottavo posto nei moguls ottenuti ai Mondiali junior del 2011 di Chiesa Valmalenco in Valtellina”.

Il suo obiettivo per il 2013?

“Il mio primo pensiero va alle finali della Coppa del Mondo. La prima prova è in programma per il 15 dicembre, dovrò far bene per cercare di arrivare in fondo alla competizione. E poi ci sono i Mondiali junior in programma a marzo: non sarà facile ma io punto al podio”.

Salti e velocità altissime sono la sua quotidianità. Non ha mai paura prima di una prova particolarmente difficile?

“La paura fa parte del gioco, se non ci fosse non sarebbe la stessa cosa. Quando mi trovo nelle situazioni più dure mi piace sentirla, farla sfogare e poi vincerla”.

E cosa pensa mentre è in volo?

“A nulla: il segreto è proprio non pensare”.

Come si è avvicinata a questi sport estremi?

“Credo di aver ereditato la passione per il fuoripista da mio padre, che già da piccolissima mi portava a sciare dove non c’era gente. Al freestyle mi sono avvicinata per caso, quando avevo dodici anni. Da allora mi sono sempre dedicata ai salti”.

Si ricorda il primissimo approccio alla neve?

“Me l’hanno raccontato tante volte. Eravamo a Marilleva e avevo tre anni e mezzo. I miei genitori decidono di prendersi un pomeriggio libero e mi affidato ad una baby-sitter che mi porta a giocare sulla neve. Questa, quando loro tornano, spiega che ho insistito talmente tanto che è stata costretta a mettermi sugli sci e farmi provare una pista per bambini. Da quel momento non mi sono più fermata e la neve fresca è diventata il mio habitat”.

Ha sempre e solo sciato o le è capitato di provare qualche altro sport?

“No, io sono una sportiva a 360 gradi. Ho fatto Mtb, karate, pattinaggio, ma l’amore per gli sci e per la neve è sempre stato al primo posto, incontrastato”.

Poi, nel 2008 il salto di qualità definitivo.

“Esatto, quando sono entrata nel giro della nazionale di freestyle e mi è stato consigliato di trasferirmi in Svizzera, in un’apposita scuola che mi permette tutt’ora di studiare e di allenarmi insieme, senza mettere in secondo piano l’una o l’altra cosa”.

Per lei è importante studiare?

“Sì, molto. Infatti, prima di iniziare la nuova scuola a Gordola, iniziavo a faticare nell’incastrare i miei impegni sportivi con quelli scolastici e la cosa non piaceva per niente. Quando ho trovato la nuova sistemazione è stato davvero un sollievo, anche se la mia vita è cambiata in modo radicale”.

Com’è la sua vita in Svizzera?

“Completamente diversa da quella italiana. Non ho un minuto di tempo libero: la mattina sono a scuola, il pomeriggio mi alleno almeno 4-5 ore tra palestra, piscina, pattini, e la sera, appena dopo la cena, crollo esausta”.